venerdì 18 settembre 2009

Non è solo una questione storica


Di Marcello Io
Con questa nota voglio rispondere ad un amico che molto garbatamente mi faceva notare che le rivendicazioni indipendentiste non possono fermarsi a questioni storiche.
Io lo ringrazio perchè ciò mi permette di charire la questione.

Ovviamente una questione esclusivamente storica, non giustificherebbe la volontà di essere indipendenti; anche se il semplice fatto che lo Stato italiano ci ha voluti sradicare dalle nostre radici per distruggere la nostra identità di popolo, dovrebbe far riflettere sulla moralità di tale Stato e sui suoi obiettivi nei nostri confronti.
Comunque c'è dell'altro, il problema è anche economico, sociale, è di rispetto della Costituzione.
Si, proprio quella Costituzione, o meglio di quel pezzo di carta di dubbio valore reale a quanto pare, che lo Stato italiano non ha mai rispettato.
Il nostro Statuto, antecedente alla Repubblica italiana, e poi da essa totalmente riconosciuto, è stato fin da subito svuotato a volte costituzionalmente grazie al piazzamento dei partiti italiani di loro accoliti sia nel parlamento siciliano che alla presidenza di esso, approvavando leggi contro la Sicilia in cambio di qualche prebenda personale; ma tante altre volte questo svuotamento e questo non rispetto dei patti statutari è avvenuta in maniera incostituzionale, senza che nessuno che ricoprisse cariche politiche nello Stato italiano non solo muovesse un dito, ma aprisse anche bocca.
Potrei citare l’esempio dell’Alta Corte, organo super parters composto da elementi scelti dalla Regione Siciliana e dallo Stato Italiano, per dirimire i contenziosi tra le due entità giuridiche; questo organo è stato unilateralmente e quindi incostituzionalmente sostituito dallo Stato italiano attraverso una sentenza della Corte “Costituzionale”.
Da quando esiste la Corte, la maggior parte delle sentenze sono a favore dello Stato italiano; sarà un caso…chissà!
Già da questo si capisce come lo Stato Italiano sia uno Stato fuorilegge, ma posso continuare, ad esempio in base allo Statuto l’IRAP, l’IRPEF, l’IVA non dovrebbero essere pagate allo Stato italiano, bensì alla Regione Siciliana.
E poi dicono che la Regione succhia soldi allo Stato (sic!)
Parliamo delle accise sulla benzina che in base allo Statuto spetterebbero alla Regione ed invece con la solita arroganza che contraddistingue gli industriali del nord, coccolati e salvaguardati dallo Stato italiano, essi mettono nelle proprie saccocce; incuranti, inoltre, del danno ambientale e della salute che provocano a chi abita in quelle zone; ma questo allo Stato italiano non importa, noi siamo carne da macello!
Altro caso di illegalità dello Stato italiano è la presenza dei Prefetti all’interno dei confini della Regione Siciliana, ma anche delle province, solo che in questo caso i furbacchioni dei partiti italiani hanno fatto votare la legge al parlamento siciliano creando le Province “Regionali”; un altro classico esempio di come si aggirano le leggi, in cui lo Stato italiano è maestro!
Andiamo all’ultimo caso in ordine di tempo: il ddl richiesto dal Senato per far sì che il parlamento siciliano possa sfiduciare il Presidente della Regione senza che cada il parlamento stesso; a parte la amoralità della mossa atta a togliere valore alla scelte fatta nella cabina elettorale in quanto il Presidente viene eletto direttamente dai cittadini; questa legge è voluta per fare cadere Lombardo che sta rivendicando l’autonomia della Regione; ma come detto, oltre alla amoralità del gesto, c’è l’incostituzionalità della prassi, in quanto una modifica dello Statuto dovrebbe essere richiesta e votata prima dal parlamento siciliano.
Come potete ben notare lo Stato italiano è fuorilegge; proprio quello Stato che invece le Leggi le dovrebbe far rispettare.
Il Presidente Lombardo ha dichiarato ultimamente che si sarebbe rivolto all’ONU; forse è stata solo una provocazione per far spaventare i partiti italiani, ma credo che abbiamo tutti i diritti per farlo ed anzi dovremmo forzare la mano al Presidente affichè lo faccia veramente, in modo che si ripettino le regole una volta per tutte.
Tutto ciò fin qui elencato è più che sufficiente per richiedere l’indipendenza da coloro che non rispettano le regole e ci trattano da colonia, ma visto che ormai ho preso l’argomento, mi piace continuare perché non è finita qui.
Diamo una occhiata alle infrastrutture presenti nella nostra isola e nella parte meridionale della penisola italica e confrontiamole con quelle del nord; è una situazione normale? Soprattutto è una situazione giustificabile?
La riposta, ovviamente, e NO!
Questo gap infrastrutturale è la prova provata del fallimento di uno Stato serio e soprattutto è la prova che siamo una colonia, ma allo Stato italiano ciò non basta e non interessa, è troppo avido lui; ora stanno smantellando anche la ferrovia, inadeguata per l’epoca in cui viviamo, però rifanno le stazioni, forse per dare lavoro a qualche impresa edile del nord o siciliana ma affiliata al clan dei partiti italiani.
E la Cassa del Mezzogiorno? Credevate che me la fossi dimenticata. Essa rappresenta uno dei più spregevoli ed ipocriti atti, insieme a quelli precedenemente citati, che uno Stato possa fare nei confronti dei propri cittadini.
La Cassa del Mezzogiorno è stato il mezzo con cui gli industriali del nord hanno potuto rubare i soldi destinati alla Sicilia ed al sud italia; essi smantellavano le loro industrie decrepite del nord, le impiantavano al sud ed in Sicilia, si prendevano i finanziamenti, dopo un anno la maggior parte chiudeva e riaprivano nuove industrie al nord.
Un esempio su tutti è la raffineria di Milazzo, smantellata da Genova in quanto vecchia e portata in Sicilia…CHE SCHIFO!!!
Più o meno questo principio è lo stesso che ha regolato l’elarginazione, o meglio la mancata elarginazione, dei fondi FAS spettanti alla Sicilia, che molto probabilmente sono andati a finire nella costruzione dell’Expo di Milano.
Ci sarebbe ancora tanto altro da dire, ma concludo dicendo che chi non conosce i propri diritti, non li potrà mai rivendicare!

SICILIA INDIPENDENTE!

ANTUDO

Nessun commento: