giovedì 6 agosto 2009

Sorelle e Fratelli Siciliani- lettera aperta di Antonino Macula per l'indizione di un referendum atto a rendere la Sicilia indipendente e Sovrana


Sorelle e Fratelli Siciliani, siamo oggi tutti molto contrariati ed al contempo addolorati nel vedere questa nostra meravigliosa Regione in affanno, in grande difficoltà economica ed afflitta da rilevanti problematiche sociali.
Troppo ingenerosi, ed a mio avviso anche interessati, sono i giudizi espressi dai nostri confratelli settentrionali che attribuiscono le ragioni dei nostri gravi disagi economici e sociali al carattere indolente e superficiale della gente meridionale. Inutile ribadire quanto ingiustificato sia questo disprezzo e quanto invece i Siciliani emigrati in tutte le parti del mondo, hanno saputo farsi apprezzare per la loro laboriosità, la loro intraprendenza ed intelligenza e per l’attaccamento ai più importanti valori civili della famiglia, della solidarietà e della convivenza pacifica con altre etnie. Ivi compresi quelli emigrati nelle regioni italiane del Nord, molti dei quali hanno rivestito e rivestono tutt’oggi incarichi di grande prestigio nella sanità, nella scuola, nelle pubbliche istituzioni ed in tutti gli apparati produttivi.
Tuttavia non serve a nessuno sottacere ipocritamente che nella nostra terra i problemi sono tanti e pure molto gravi e rilevanti. Carenze infrastrutturali, politiche referenziali e clientelari, organizzazioni mafiose ecc.
Eppure resto dell'idea, come credo la maggior parte dei Siciliani e dei Meridionali, che le caratteristiche intrinseche del nostro Popolo centrino poco o nulla in tutto questo, e che invece la causa dei nostri mali sia da ricercare nelle politiche ostili al meridione ed in particolare alla Sicilia, poste in essere, a partire dall'Unità d'Italia, prima dalle monarchie Sabaude, a noi praticamente sempre avverse, ivi compresa quella del periodo fascista, e poi dagli stessi governi repubblicani. Inutile ribadire a riguardo che la storia, la Nostra storia, quella cioè non falsificata, non occultata, mutilata o adattata alle esigenze di regime, insegna che invece il Popolo Siciliano, in epoca precedente all'Unità d'Italia, quando è stato governato da sovrani illuminati che ne hanno saputo e voluto interpretare i veri bisogni, ha dato grande prova di se, organizzandosi in una società laboriosa, ricca e molto evoluta in rapporto ai tempi ed alle altre nazioni europee, forte anche militarmente, nonché apprezzata e rispettata in tutto il mondo conosciuto.
Quello che a mio avviso è essenziale chiarire, per cominciare, e che: il Nord produttivo, di cui tanto i nostri confratelli settentrionali si riempiono la bocca, ed il Sud degradato, viziato, e sottosviluppato, sono in realtà “DUE ASPETTI DELLA STESSA MEDAGLIA”. Con ciò volendo proprio significare che il Nord produttivo Italiano, non sarebbe mai esistito senza il depauperamento economico, culturale e morale del meridione Italiano. E questa “medaglia” si chiama proprio “UNITA’ D’ITALIA”.
Per dimostrare questo teorema basti pensare, per cominciare, che le condizioni del Sud Italia, all’epoca dell’annessione del Regno delle Due Sicilie al Ducato Savoia, non erano così catastrofiche come i libri di storia “di sistema” vogliono farci credere. Ed anzi l’economia del Regno Borbonico, se non proprio fiorente, godeva di salute di gran lunga migliore di quella Piemontese e Lombarda.
Pochi poi sanno che la quasi totalità delle risorse del nuovo regno d’Italia, che provenivano quasi esclusivamente dalla regioni meridionali e dalla Sicilia, (giacché i Piemontesi ed i Lombardi avevano solo debiti) costituite in massima parte dalle riserve auree trafugate al conquistato Regno delle Due Sicilie e successivamente occultate (vedasi a riguardo gli atti parlamentari dell’epoca) furono spese tutte quasi esclusivamente al Nord per la realizzazione delle infrastrutture viarie stradali e ferroviarie, per gli acquedotti, i porti e per tutte le altre opere di bonifica ed urbanizzazione del territorio che poi si rilevarono strategiche, fondamentali ed imprescindibili per i successivi grandi insediamenti industriali Piemontesi e Lombardi (costruiti quindi anche col sudore e col sangue dei nostri nonni e bisnonni). Stessa sorte ebbero, nei decenni successivi, le rimesse dei nostri emigrati negli USA e nelle altre parti del mondo. Insomma, altro che liberatori, i Savoia, per tutta la durata del loro regno si sono dimostrati nei confronti del Meridione, come i peggiori colonizzatori e depredatori che esso avesse mai conosciuto in tutta la sua storia.
Sono storicamente testimoniati a riguardo i moti insurrezionali della popolazione già all’indomani dell’annessione della Sicilia al ducato dei Savoia: i Siciliani già si erano resi conto di essere stati truffati e quindi del clamoroso errore di non avere impedito convintamente il successo dei garibaldini. Così come sono note agli storici più onesti le conseguenti spietate e vergognose repressioni poste in essere dall’esercito piemontese, che fucilò barbaramente migliaia di civili inermi comprese donne, vecchi e giovani, e persino una bambina di appena nove anni, rea di simpatizzare per il movimento autonomista siciliano.
Mai la Sicilia, prima dell’unità d’Italia, nella sua ultramillenaria storia, aveva dovuto vedere nemmeno uno dei propri figli, abbandonare la Patria per motivi di bisogno e di sopravvivenza. Eppure, grazie alla “liberazione” della Sicilia avvenuta ad opera dei nostri “eroi garibaldini”, la nostra terra ha dovuto registrare, più volte in meno di un secolo, veri e propri esodi di massa, con milioni e milioni di Siciliani che sono dovuti andar via, in cerca di fortuna, in varie parti del mondo, perché la loro terra era stata ridotta praticamente alla fame.
Tutto ciò è asseverato e documentato da storici Siciliani e Meridionali di notevole rigore ed indiscussa competenza, mai sino ad oggi smentiti (cito, uno per tutti, il dottissimo Prof. Santi Correnti, docente, tra l’altro di Storia della Sicilia).
Ma il calvario e lo stato di vera e propria “dominazione” della Sicilia e del Meridione non si limita a tutto il lunghissimo periodo del regno dei Savoia, ivi compreso il periodo fascista (in cui il Duce poco o nulla fece per migliorare le condizioni economiche e di vita dei meridionali), ma continua anche nell’era repubblicana, allorché la “riciclata” borghesia sabauda, con l’appoggio delle forze alleate (ricordo che la repubblica italiana si è formata alla fine della seconda guerra mondiale con la “benedizione” degli americani e degli inglesi), mise a capo delle istituzioni “repubblicane” meridionali e siciliane quegl’infidi ascari, che da all’ora ad oggi si sono tramandati il potere con criteri di “successione ereditaria” a vantaggio di figli naturali o “adottati”. Infidi ascari che tutt’oggi quindi ci ritroviamo seduti negli scranni parlamentari istituzionali nazionali e regionali, che del bene della Sicilia non hanno alcun interesse, ma che assolvono egregiamente ai propri ruoli di sudditi fedeli dello Stato colonizzatore italiano, e di aguzzini nei confronti dei propri fratelli (per chi non lo sapesse, gli “ascari” erano indigeni della Somalia e dell’Eritrea arruolati nell’esercito italiano all’epoca delle campagne d’Africa, per combattere contro la loro stessa patria e per uccidere i loro stessi fratelli).
Oggi quindi la Sicilia, ed in genere il Meridione italiano tutto, vive in una illusoria libertà ed una fasulla democrazia.
Ci dicono che il nostro voto è libero. Si, certo, libero, ma libero solo di scegliere nelle mani di quali “traditori” mettere la nostra Patria ed il nostro miserabile destino. Sto esagerando? Non credo. L’ultimo secolo e mezzo della dolorosa storia della nostra amata Isola è costellata infatti da infami tradimenti. Tradimenti e torti posti in essere ai danni del popolo Siciliano da indegni “uomini di Stato”. Tradimenti e torti che, per quanto riguarda l’epoca monarchica, ormai nessuno, nemmeno i nostri più accaniti detrattori, osa più negare: le depredazioni, le deportazioni, le feroci repressioni, le barbare fucilazioni. Sono tutti eventi nefasti inconfutabilmente documentati.
Ma anche nell’epoca repubblicana, sia in quella più antica che in quella più recente, i tradimenti ed i torti nei confronti della Sicilia sono stati e sono tutt’ora GRAVISSIMI!!!. Ne volete qualche esempio?
1) Già all’indomani della costituzione della repubblica italiana, i nostri rappresentanti politici Siciliani non hanno mai mosso convintamente nemmeno un dito per difendere lo Statuto Speciale Siciliano conquistato col sangue dei nostri compatrioti dell’EVIS (Esercito Volontario Indipendentisti Siciliani) allorché lo Stato Italiano lo ha demolito, devastato e reso sterile ed innocuo, a colpi di sentenze della “Corte Costituzionale”. Ancora oggi i mass media italioti parlano del privilegio dei Siciliani di avere uno Statuto Speciale. Nessuno però dice che gli articoli più preziosi di quello Statuto, quelli cioè che avrebbero potuto conferire alla Sicilia un minimo di dignità di Nazione, di autonomia vera e quindi di emancipazione economica, politica, sociale e culturale, sono stati annullati o gravemente mutilati dalla Corte Costituzionale Italiana e/o dallo stesso parlamento italiano con leggi costituzionali. Ciò che è rimasto di questo nostro povero, martoriato e disprezzato Statuto, non lo rende più per nulla speciale, e lo assimila sostanzialmente (se non peggio) agli Statuti di tutte le altre regioni ordinarie. Anche questo, cari fratelli siciliani, può servire a dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che lo Stato Italiano ci ha trattato e ci tratta come “gli odiati figliastri”. Ben diverso destino lo Stato ha riservato infatti ad altri Statuti Speciali, come quello dei “figli adorati” valdostani, ai quali viene riconosciuto lo sgravio delle accise sui carburanti (che vengono a costare meno della metà che nel resto d’Italia), una seconda lingua ufficiale (il francese, il cui insegnamento è reso persino obbligatorio nelle scuole), e tanti altri vantaggi autonomistici che i “figliastri siciliani” possono solo sognarsi. Stessa cosa dicasi per gli altri “figli prediletti” delle altre regioni e province autonome settentrionali, che godono di ben altra dignità e ben altri riconoscimenti.

2) I mass media “italioti” continuano a mortificarci ed umiliarci, pubblicizzando strumentalmente, tra l’altro, una falsa informazione, secondo cui la Sicilia, avrebbe un pesantissimo deficit strutturale, che verrebbe sistematicamente colmato con i trasferimenti statali. Quindi, a loro dire, senza lo Stato Italiano la Sicilia non potrebbe sopravvivere. Ebbene cari fratelli Siciliani, non c’è NIENTE DI PIU’ FALSO. Secondo i dati ISTAT i Siciliani verserebbero all’erario pubblico circa 40 miliardi di euro l’anno (accise escluse che ammontano a circa 9 miliardi). Mentre riceverebbero da quest’ultimo circa 53 miliardi di euro all’anno, con un disavanzo quindi di 13 miliardi di euro. Ora, anche ammesso che le vere cifre fossero queste, la situazione indicherebbe semplicemente una certa “sofferenza”, ma di certo non giustificherebbe la descrizione da “morti di fame” che ostinatamente vogliono fare di Noi gli “italioti”. I Siciliani sarebbero infatti già autosufficienti per oltre il 75% del loro fabbisogno. Basterebbe quindi fare una maggiore ottimizzazione delle spese e delle entrate fiscali (cosa che senza l’oppressione italiota risulterebbe peraltro estremamente più semplice), per eliminare completamente il deficit strutturale. Ma il bello, cari fratelli Siciliani, è che le cifre VERE non sono sicuramente queste: nei citati 40 miliardi di versamento all’erario pubblico della Sicilia NON sono compresi infatti tutti i gettiti fiscali relativi alle grandi imprese nazionali e multinazionali che operano in Sicilia ma che hanno sede legale in altre parti del territorio italiano e che, in violazione dell’art. 37 dello Statuto Siciliano (di cui l’Italia si è fatta sempre e sistematicamente beffa), versano i tributi direttamente allo Stato Italiano anche per la quota parte di volume d’affari realizzato in Sicilia (ENI, ERG, Q8, ENEL, TELECOM, FIAT, WIND, VODAFON, ALITALIA, TIRRENIA, FERROVIE DELLO STATO, ecc. ecc. ecc. ecc.). Tributi quindi che, seppure indirettamente, sono versati dai siciliani. Basterebbe quindi fare qualche semplice verifica presso l’Agenzia delle Entrate per constatare che non solo la Sicilia non ha alcun sostanziale deficit finanziario strutturale, ma che addirittura versa allo Stato molto più di quanto riceva da questo in termini di servizi e di trasferimenti. Che dire poi dei circa nove miliardi di euro di accise che i Siciliani versano allo Stato Italiano? Come li vogliamo chiamare quelli, “tassa dei sudditi Siciliani ai loro sovrani”?

3) Ogni giorno assistiamo al continuo “saccheggio” che il ministro Tremonti ed il Sig. Berlusconi, fanno di tutte le risorse destinate al Sud ed alla Sicilia. Badate, non di quelle risorse assegnate in via straordinaria dallo Stato Italiano, di cui, ormai da alcuni decenni non si vede più l’ombra di un centesimo, ma di buona parte di quelle ordinarie e soprattutto di quelle stanziate dalla Comunità Europea per le aree sottosviluppate. Vi siete chiesti che fine hanno fatto i fondi FAS (di cui alla sola Sicilia spetterebbero circa 15 miliardi di euro)?? Ve lo dico io: in parte sono state assegnate all’expo di Milano, in parte all’Alitalia ed in parte destinate a fare risparmiare l’Ici agli italiani più ricchi.

4) E che fine hanno fatto poi i fondi stanziati dall’ANAS per la manutenzione delle nostre dissestatissime e pericolosissime strade regionali?? Ebbene, anche di quelli i Signori Berlusconi e Tremonti hanno avuto bisogno….La Sicilia può aspettare. Prima l’interesse dei “sovrani”, poi quella dei sudditi!!!.

5) E che dire dei tagli che intendono fare le ferrovie dello Stato sui servizi erogati alla Regione Siciliana. Forse perché tali servizi sono realmente quelli meno produttivi? Macché!!! Le ferrovie tagliano in Sicilia semplicemente perché qui pensano di avere vita più facile: con l’appoggio dei nostri politici locali, è più facile infatti fare ingoiare la pillola amara dei tagli ai Siciliani piuttosto che agli abitanti di altre regioni. Perché da noi, sempre con l’aiuto degli ascari politici siciliani, le FS possono permettersi il lusso di ricevere fondi dalla Regione per l’acquisto di locomotori, treni e materiale rotabile, in cambio di “generosi disservizi”. Ricordo che mi colpì la scritta che durante un recente viaggio ho visto su un locomotore: “mezzo acquistato con il contributo della Regione Siciliana”. E bravi i nostri lungimiranti politici ascari Siciliani!!! Diamoli pure i soldi dei Siciliani anche alle Ferrovie dello Stato, così che loro, in cambio, ci possano eliminare quel tran tran di treni merci che tanto fastidio danno alla nostra “tranquillita”!! E non facciamo sempre i “soliti terrun” lamentandoci e polemizzando su tutto!!! E che diamine!

6) E della “geniale” legge proposta dalla Lega sulle quote latte cosa ne pensate? Cosa ne pensate di quella “evolutissima” legge che, a titolo di “premio” attribuisce ulteriori quote di produzione ottenute dalla Comunità Europea ai propri amici disonesti allevatori settentrionali che si sono resi responsabili delle sanzioni applicate all’Italia per gli eccessi di produzione lattiera?. E’ proprio il caso di premiarli, non siete d’accordo? Cosa centra questo con la Sicilia? Centra, centra: perché infatti non sono state attribuite queste quote latte aggiuntive alle onestissime e pregiatissime aziende lattiere siciliane (Zappalà o Sole per fare un esempio), dal momento che la Sicilia, paradossalmente, ha un pesantissimo deficit di produzione lattiera e casearia ed è costretta ad importare dalla cosiddetta “padania” circa il 50 % del proprio consumo interno???

7) Un altro regalo che lo Stato ci ha generosamente riservato è il costo dell’energia. Nonostante infatti in Sicilia venga estratto, “a sbafo”, circa il 10 % del petrolio consumato in Italia, nonostante in Sicilia venga raffinato circa il 60% della quantità di petrolio corrispondente al fabbisogno italiano, nonostante le centrali elettriche siciliane producano circa il 100% di energia elettrica in più rispetto ai propri fabbisogni interni, i Siciliani devono pagare l’energia elettrica circa il 20 % in più di quanto la pagano il resto degli italiani.

8) Cosa ne pensate ancora del provvedimento del Ministro dell’agricoltura Zaia, che, per aiutare le aziende del consorzio Grana Padano (o Parmigiano Reggiano, non ricordo bene, ma la sostanza non cambia), ha impegnato una importante somma per l’acquisto di una forte quantità di prodotto da destinare alle opere di beneficienza. No, no, per carità, non contesto certo lo spirito di solidarietà dell’iniziativa nei confronti dei destinatari dei prodotti acquistati, ma non posso fare a meno di chiedermi: perché il ministro, se davvero fosse stato un ministro imparziale che non odiasse profondamente i meridionali, non ha optato per acquistare prodotti di aziende meridionali o siciliane, magari…che so…le provole ragusane? Forse perché le nostre aziende godono di maggiore salute dei suoi prediletti “consorzi” settentrionali?

E questi sono solo alcuni degli esempi, benché piuttosto emblematici, di come si concretizza l’odio e la strafottenza italiana nei confronti della Sicilia. Tutto questo non deve quindi sorprendervi cari fratelli e sorelle siciliane. Tutto questo non è l’eccezione, ma la regola. Tutto questo è, ed è sempre stato così. Se volete avere contezza di quanto lo Stato Italiano ci odi profondamente e quanto ci consideri “pezzenti”, basta ascoltare i lavori del parlamento nazionale, da cui trasuda, quotidianamente, un pesantissimo clima di antimeridionalità, e dove è facile convincersi che tutte le politiche italiane sono totalmente votate al benessere del Nord ed all’assoluto disinteresse e menefreghismo per il Sud. Tutto questo deve farci quindi prendere atto che l’appartenenza all’Italia, per noi Siciliani rappresenta una vera sciagura, altro che ancora di salvezza. La Sicilia, libera dalla gravissima oppressione italoide, ritroverebbe ben presto il proprio vigore, e ritornerebbe ad essere una Nazione ricca e rispettata in tutto il mondo, come lo fu nella sua gloriosa storia.
Chiedo quindi a voi tutti fratelli e sorelle siciliane, di unire le nostre forze e di organizzarci per indire un referendum con il quale chiedere alla nostra gente di dichiarare formalmente la propria volontà di vivere in una terra indipendente e libera.
di ANTONINO MACULA

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