lunedì 24 agosto 2009

...e a noi non vengono lasciate che le briciole di quanto esce dal nostro scrigno


Contributo di Neva Allegra per il M.I.S. (Movimento per l'Indipendenza della Sicilia).










Palermo, 24 aprile 2006

Uno dei più letti giornali siciliani di qualche tempo fa tuonava trionfalistico sul fatto che la Sicilia era la "regione" d'Italia che aveva visto aumentare più di ogni altra l'export nell'anno passato.

Di fronte ad un incremento nazionale del 4,0% (praticamente nullo se depurato dall'inflazione) e ad un incremento ancor più basso dell'Italia meridionale (il Mezzogiorno continentale) pari al 3,2%, le "Isole" presentano saldi "stratosferici" pari al + 34,2% per la Sardegna ed al + 31,2% per la Sicilia.

A cosa è dovuto questo boom siciliano (tralasciando in questa sede l'analogo dell'altra isola-colonia dell'Italia)?

Ad una improbabile nuova rivoluzione industriale, ad un'aggressiva penetrazione di prodotti siciliani nel mondo?

Assolutamente no!

Semplicemente si tratta dell'effetto del caro petrolio sui prodotti derivati dagli idrocarburi e raffinati in Sicilia. Prodotti di cui - è sempre bene ricordarlo - nessun beneficio economico resta nella terra da cui vengono estratti o in cui vengono lavorati.

Ma c'è di più.
L'export considera i rapporti della Sicilia col mondo esterno (Italia esclusa). Se si considerasse anche il rapporto commerciale tra Sicilia e "continente" si dovrebbe anche considerare l'"esportazione" di prodotti petroliferi dalla Sicilia all'Italia (tutto sommato a prezzi "politici" stante il ferreo controllo esercitato attraverso la politica industriale italiana sul petrolio siciliano) nonché il "regalo" netto rappresentato dall'esportazione gratuita di energia elettrica dalla Sicilia al Continente.

In altre parole la Sicilia è una cassaforte energetica per l'Italia (e fin qui poco male) ma ai custodi di questa cassaforte non vengono lasciate che le briciole di quanto esce dal loro scrigno.Tutto ciò significa che, se per un attimo facciamo un'ipotesi diciamo "fantastica" sul fatto che la Sicilia controllasse le proprie risorse energetiche ed avesse una moneta diversa rispetto al continente europeo, in tal caso l'ipotetica moneta siciliana si apprezzerebbe rispetto all'euro per effetto di tale bilancia commerciale positiva; il che significherebbe che noi, ad oggi purtroppo importatori netti di qualunque manufatto prodotto dal Continente, vedremmo aumentato nettamente il potere d'acquisto dei nostri redditi e quindi il tenore di vita generale che oggi si conduce nell'Isola.

Se a questo si aggiungesse un'autonomia tributaria e previdenziale in linea con quanto previsto dallo Statuto, potremmo utilizzare tali maggiori proventi per favorire con una fiscalità di vantaggio (attenzione! non concessa da Roma come le tante elemosine ed assistenzialismi di cui oggi si parla a sproposito, ma attuata direttamente dalla Sicilia grazie al nostro surplus commerciale) e con una politica di vere infrastrutture reali e di conoscenza un ribaltamento anche del deficit commerciale nel settore dei prodotti finiti.

Per dirla più semplicemente: se la Sicilia non si facesse derubare gratuitamente del suo petrolio, del suo gas e della sua energia elettrica e se si realizzase quel grande sogno della Sicilia "zona franca" (autonomia tributaria e valutaria radicale, zona economica speciale rispetto all'UEM, porto franco di Messina), senza togliere niente a nessuno (se non ai parassiti dei gruppi industriali italiani protetti dallo Stato), saremmo uno dei paesi più ricchi e dinamici del mondo e forse la nostra ricchezza contagerebbe il Sud d'Italia, non assisteremmo all'umiliante campagna elettorale in cui "tutti", ma proprio tutti, promettono agli elettori un lavoro che non c'è né ci può essere mai (se non il falso lavoro precario) con una Sicilia prostrata ai piedi dello Stivale.

Se consideriamo che, in alternativa, i progressivi e prospettici aumenti del prezzo del petrolio, rischiano in alternativa di ridurci ad un popolo di mendicanti e di nullificare il potere d'acquisto dei nostri redditi, si può dire di certo che quella che abbiamo davanti a portata di mano (sol che lo vogliamo) è davvero un'ALTRA SICILIA!

Massimo Costa - Economista - L'ALTRA SICILIA

Nessun commento: